ventesimo giorno di naftalina, ma sto ricominciando a scrivere sul giornale. ancora due settimane e tornerò a regime. è difficile riabituarsi a una quotidianità così aperta, una pagina bianca senza margini, in cui decidi tu cosa mettere e quando, l'importante è che a sera tutto sia fatto. mi accorgo di distrarmi, di perdermi un po' via, di cedere a tratti ai richiami languidi dell'acquolina, di vivere da discreto incosciente il fatto che, ciccio, per l'ennesima volta stai ripartendo da capo, e un po' ne saresti anche stufo.
mi accorgo che l'innata pigrizia ha resistito ai ritmi da miniera dei mesi di redazione, che l'indole indolente sgomita da là sotto, lotta con le motivazioni e chissà chi vincerà.
oltretutto mancano quattro esami alla fine, uno solo bello tosto: stavolta ce la devo fare. in attesa che altre prospettive di lavoro serie spuntino da chissà dove: ché anche a cercarle, ora come ora, si nascondono bene.
(poi trovi commenti come quello al post qua sotto, e improvvisamente ti
ricordi la sensazione unica di quando scopri un nuovo contatto. un nuovo
lettore che, per giunta, istintivamente t'intriga, e quando ricambi la visita scopri che ti
riguarda. ti accorgi che hai tentato mille volte di ribloggare
proprio per questo: dialogare con gente interessante, che ti suggerisce
feeling. forse, stavolta, missione compiuta: è l'essenza del blog.
scrivere per se stessi è un esercizio piuttosto assurdo, a pensarci).
buonasera :)
RispondiEliminaNessun ritorno alle sane vecchie abitudine di "bloggaggio"? Io ci provo :-)
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