venerdì 10 agosto 2012

gettoni

non so se avete notato, ma stanno sparendo le cabine telefoniche. tolgono quelle per strada e ne lasciano solo poche in stazioni, aeroporti, ospedali. tutti abbiamo il cellulare, le cabine non servono più, anzi non rendono più.
ognuno di noi ha mille ricordi dei telefoni pubblici. i gettoni, brutti e marroni, da cambiare al bar. la caccia alla cabina meno soleggiata: erano saune vere, altrimenti. l'esaurimento del credito scandito dai rintocchi nella cornetta. parlare in fretta per non sprecare un attimo. la coda fuori, se di cabina ce n'è una sola e l'impellenza è di tanti, pure scocciati. le rubriche attaccate sotto il telefono, in balia di vandali e buontemponi. l'insegna tonda e gialla con la cornetta stilizzata fuori dai locali.
nei miei ricordi di ragazzino la cabina è quella della piazza del paese, per rintracciare qualche amico che si era dato alla macchia. è quella del mare sardo, perennemente al sole, tanto che andavo a telefonare alla sera per sapere se la morosa, a casa, stava bene: e volavano schede da cinquemila lire ogni volta, spiccioli spesi benissimo. è quella delle poste in montagna, sotto un portico buio, squadrato e spoglio, dove tentai invano di convincere una morosa successiva a venire su in treno o in pullman (altre cinquemila a botta: e non venne, mai capito perchè). è quella del palaghiaccio, da dove dettavo freneticamente gli articoli di hockey ai dimafoni (esistevano ancora: ormai si sono estinti pure loro) alle undici passate di sera, sballottato tra la gente che sciamava fuori dopo la partita. è quella della stazione, "papà ho perso l'ultimo pullman mi vieni a prendere?", quando tornavo dall'università e il treno tardava quei due minuti fatali.
e le vostre cabine, quali sono?

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